Cibo & Infanzia
Non ci sono colpe passate e non ci sono colpe presenti, c’è la possibilità preziosa di osservarci e da lì andare avanti verso un miglioramento personale che tenga in considerazione a 360° chi siamo.
In questo podcast condivido teorie e tecniche per ritrovare il gusto di piacervi un pezzettino alla volta.
Un aspetto importante verso una relazione piacevole con noi stesse e con il nostro corpo è l’acquisizione di consapevolezza delle abitudini e degli schemi alimentari che abbiamo sviluppato nella nostra vita: i “condizionamenti e le credenze apprese in ambito alimentare”.
La nostra relazione con il cibo è ed è stata condizionata da migliaia d’influenze: la nostra famiglia d’origine, la pubblicità, i social, la televisione, i film, i libri, le riviste, i coetanei.
Una forma comune di condizionamento avviene quando ai bambini viene detto “Finisci quel che hai nel piatto!” Questo ammonimento è particolarmente forte se -ad esempio- si aggiunge il senso di colpa per non finire del cibo mentre ci sono bambini che muoiono di fame dall’altra parte del mondo. Queste frasi, per quanto comuni nelle nostre vite - e dette in “buonafede” dalle nostre famiglie di origine”- ci intimavano ad ignorare i segnali che il corpo ci mandava e ci invitavano a basarci invece sul rimando del piatto vuoto per stabilire se avevamo mangiato “abbastanza”.
Le ricerche dimostrano che questo è esattamente quello che succede alla maggior parte delle persone in Occidente quando decidono di smettere di mangiare: solo il 20% infatti dice di seguire i segnali che arrivano dal corpo, come sentirsi piene o non avere più fame. Gli altri, il restante 80%, si affidano a segnali esterni. Smettono quando finisce la serie TV, il film, quando il piatto o il contenitore a prescindere dalla misura, è vuoto o quando magari è finita la pausa spuntino/pranzo.
Molti dei nostri schemi alimentari, però, restano inconsci e ignoti a meno che qualcuno non ci aiuti a vederli.
In questo senso diventa prezioso più che mai coltivare il potere della consapevolezza.
Come possiamo lavorare con i condizionamenti inconsci per liberarci dalla loro stretta potente?
Acquisendo consapevolezza, creiamo una cornice più ampia intorno a ciò che succede nel nostro sistema mente-corpo. Questo spazio più ampio ci dà la flessibilità e la libertà di vivere la vita con intenzione e non di subirla vivendo con il pilota automatico inserito.
Una volta che le illusioni sono state colpite, non sono più invisibili. Possiamo dunque cominciare a vederle e tentare di smontarle.
Se sono consapevole dei miei condizionamenti, posso cogliere che c’è qualcos’altro sotto.
Posso sentire che la mente sta sviluppando una storia, una narrazione.
Se riesco a fermare queste storie e ritornare al piatto che ho di fronte, al suo peso, al profumo, ai colori, alle forme, allora posso godermi il cibo che contiene.
Tutti alla nascita possediamo questa capacità di ascoltarci internamente, e rispondere ai segnali del corpo purtroppo però crescendo la perdiamo gradualmente (chi più chi meno).
Dalla nascita e Man mano che i bambini crescono, mangiare diventa sempre meno un pit-stop di carburante energetico, e comincia ad assolvere molti altri scopi.
Serve per calmarsi, intrattenersi, premiare ... La relazione semplice e diretta che c’era tra fame — mangiare –– soddisfazione si ritrova ingarbugliata con svariati tipi di pensieri ed emozioni.
Molte delle forme di stress che si sviluppano intorno al cibo trovano le loro origini nel periodo dell’infanzia.
Cos’è che crescendo trasforma la nostra fame naturale, la semplicità con cui trovavamo soddisfazione mangiando, in una faccenda così complicata? La risposta si articola in due parti.
In primo luogo**, l’ambiente circostante** costruisce delle abitudini intorno al cibo che non sempre sono sane. In secondo luogo, la mente prende il sopravvento sul corpo.
L’intelligenza interna che avevamo da neonate viene soffocata dall’ansia delle persone che ci crescono. Man mano che l’affetto degli adulti di riferimento si tramuta in preoccupazione/ansia, la nostra saggezza interna sul mangiare e il nostro innocente piacere nel farlo cominciano lentamente a scomparire. Il loro amore finisce così per rovinare il nostro naturale senso di appetito.
La mindfulness ci invita a non curarci di come si è innescato questo circolo di ansia e vergogna, o di chi sia la colpa se abbiamo abitudini alimentari malsane o un rapporto conflittuale con il piatto. Questo genere di difficoltà è semplicemente parte del processo di crescita di tutti gli esseri umani. Tutti crescendo si ritrovano ad affrontare difficoltà, malessere dolore, traumi e ferite.
Non è necessario cercare un colpevole né fuori né dentro di sé. Quello che ci deve interessare davvero è: si può fare qualcosa per cambiare?
Per fortuna la risposta è si È possibile cambiare attraverso il potere della consapevolezza.
È possibile sciogliere le dinamiche re-attive e volgere verso abitudini sane in modo molto naturale.
Chi può fare questo? Soltanto tu. Tu, così come sei. Occorre una certa dose di vulnerabilità e per questo anche di coraggio per osservare con onestà le cose per come stanno.
Da dove possiamo partire? Un buon punto di partenza è quello dell'esplorazione della nostra relazione con il cibo a partire dalla nostra infanzia. Significa cioè riconoscere e lavorare sui condizionamenti tra passato e presente. Per essere consapevoli degli schemi alimentari che abbiamo utilizzato nella nostra vita e che ci portiamo ancora adesso come filtri con cui leggiamo il nostro presente.
Prenditi il tuo tempo e fai sbocciare i ricordi e le sensazioni di te bambina senza spaventarti: è normale che ci siano sensazioni piacevoli e altre spiacevoli. Ricorda: non c’è giudizio Procedi sempre con le associazioni come ti vengono, mentre accadono, senza cercare la risposta giusta o perfetta. Ogni cosa, ha già senso così come è! Tirare fuori il tuo passato e attuale rapporto con il cibo significa darti la possibilità di sentirti più libera e leggera, accogliendoti per quello che sei nelle imperfezioni che hai e nella tua unicità.
È utile cominciare a ricordare come si svolgevano i pasti durante l'infanzia tra i 5 e i 12 anni. Segui le domande come una guida ispirazionale e non un test da completare in ogni singola parte.
Se ti è possibile scrivi le risposte mentre ascolti il podcast utilizzando le mie parole come una traccia guida da mettere in pausa tra una risposta e l’altra
Ricorda che Rispondere a mente non ha la stessa efficacia rispetto alla scrittura vera e propria.
Cibo & Infanzia
Com’era l’abitudine dei pasti a casa tua? A che ora si mangiava? Ci si aspettava per mangiare tutti insieme o no? Si mangiava a orari fissi o quando si poteva? Si curavano i piatti o l’apparecchiatura? Si apparecchiava bene ogni giorno, o solo in occasioni speciali e se c’erano ospiti? Si facevano inviti o si mangiava sempre da soli? Dove mangiavate? Chi era presente? Qual era il livello di rumore e attività? Chi Preparava/cucinava? Ti piaceva il cibo? Chi lo serviva e come? Qual era l’atmosfera generale mentre si mangiava? Di cosa si parlava? Quanto durava un pasto? Come ci si congedava da tavola? A quell’età avevi dei compiti da svolgere che riguardavano cucinare, servire o sparecchiare? come ti sentivi a svolgerli? Ti servivano anche cibo che sapevano che non ti piaceva? venivi sgridata/punita se non lo mangiavi?
Il cibo e i pasti per la tua famiglia significavano convivialità e allegria o silenzio e regole? oppure descrivi a parole tue il valore che veniva dato al mangiare. Che funzione aveva il cibo, il mangiare e il cucinare: serviva per nutrire? Per compiacere? Per premiare/punire? Per perdonare? Per curare? Per "viziare"? per amare? Per riempire un vuoto? Era un piacere o un dovere? Il cibo era concesso o proibito? Abbondante o limitato? Avevi diritto di scelta sulla tipologia e sulla quantità? Esistevano alternative disponibili e concesse rispetto la proposta principale? Ti piaceva quasi tutto o eri molto selettiva? Come erano composti i pasti? si mangiava sempre primo secondo e contorno? piatto unico? a pranzo in un modo e a cena in un altro? Complessivamente la proporzione tra cibi già pronti rispetto a quelli naturali com'era? C'era l'abitudine a privilegiare cibi con ingredienti semplici o molto processati (merendine, piatti pronti)? C'era uno standard per la settimana e uno per i week end? il livello di variabilità delle proposte nei piatti era alto o basso?
Com’era il frigo e la dispensa? Sempre pieni o mezzi vuoti? Come si faceva la spesa: facevate la scorta, per avere sempre qualcosa in più in dispensa, o facevate la spesa di giorno in giorno? Quando eri bambina e stavi male (triste, arrabbiata, annoiata...) cosa facevi? Ricordi se avevi più spesso da bambina la sensazione di essere affamata o sazia? c’erano orari in cui ti sentivi più affamata o più piena? Cosa succedeva se infrangevi le regole e ti rifiutavi di mangiare un determinato cibo?
Chiedi a qualche membro della tua famiglia com’erano i pasti quando loro avevano 5-12 anni. È importante chiedere in maniera interessata e curiosa ma non giudicante. Se hai la possibilità prova a interrogare i tuoi genitori, potresti imparare qualcosa sui loro condizionamenti alimentari e su come questi si sono tramandati
anche a te. Se chiedi a fratelli o sorelle potresti scoprire punti di vista diversi dal tuo sulle abitudini alimentari della vostra famiglia. Chiedi almeno a una persona che ti conosceva fin dall'infanzia come mangiavi da piccola - dalla nascita in poi - in modo da aggiungere informazioni che non risiedono solo nei tuoi ricordi diretti.
Cibo & Presente
Pensa al tuo rapporto con il cibo e il mangiare nel PRESENTE, sempre in modalità interessata e non giudicante. Non ti chiedere perché, non è che non sia importante ma in questo momento ti può essere più utile provare a vedere quello che fai, le tue abitudini come una sorta di telecronaca.
QUALI SONO LE ABITUDINI CHE GENERALMENTE ADOTTI?
Com'è il tuo modo di apparecchiare quotidiano? Ti piacciono le stoviglie e gli elementi che usi per preparare il tavolo e per cucinare? Se sei sola come decidi di mangiare? ti capita di mangiare in piedi senza apparecchiare? Come, quando e quanto spesso fai la spesa? Fai una lista preventiva o ti lasci ispirare girando tra gli scaffali? Ti capita di fare la spesa prima di pranzo o prima di cena quando hai già fame? Come organizzi frigo e dispensa? Quali sono i tuoi pasti principali? hai degli orari fissi? Crea una lista della spesa tipica della tua settimana e chiediti se tra tutti gli ingredienti/alimenti se c'è qualcosa che non ti piace e che di solito compri lo stesso. In casa sono presenti i tuoi cibi preferiti? I tuoi cibi preferiti di oggi sono simili a quelli di quando eri bambina? Mangi sempre le stesse cose o sperimenti spesso cibi e cotture nuove? Cosa ordini solitamente quando mangi fuori casa? Quando hai ospiti cosa offri da mangiare?
Scrivi tutto quello che ritieni sia utile a dare un quadro complessivo delle tue abitudini nel presente. Fallo per te, sentiti libera di essere onesta con te stessa. Fatti guidare dalla curiosità di sapere e di conoscerti meglio per fare un passo verso la consapevolezza di come stanno le cose e l'accoglienza di chi sei.
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