Come vorresti ESSERE?

💫 Devi ESSERE prima di poter FARE e fare prima di poter AVERE - Zig Zigler

Gli “ingredienti” di questo episodio:
🧩 Il paradigma Essere Fare Avere vs Avere Fare Essere
🧩 Coltivare la propria identità desiderata
🧩 I rituali allineati a chi vogliamo essere


Se vuoi approfittare di un suggerimento imperfetto - per sapere da cosa partire per la tua specifica situazione - sono a tua disposizione per una sessione di consulenza gratuita in cui puoi sottopormi i tuoi dubbi e capire da cosa partire per ritrovare anche tu il gusto di piacerti di più.


👉🏼 Se le bacchette magiche esistessero davvero e se qualcuno ti chiedesse come vorresti essere per piacerti di più di quanto ti piaci oggi, tu cosa risponderesti?

Centrerebbe qualcosa la tua taglia? la forma del tuo corpo, la tua immagine nel suo complesso o magari i molteplici dettagli di cui è fatta, la tua pelle, il naso, la misura di fianchi e punto vita, l’altezza o addirittura l’età?

Sicuramente queste cose hanno un’importanza nella percezione di noi stesse e di quanto possiamo piacerci infatti sono la prima a promuovere un approccio al gusto di piacersi basato sul self care e sull’autovalorizzazione della propria immagine per piacersi subito, senza aspettare di essere diverse.

Ma oggi vorrei fare con te un un esperimento; vorrei provare a spostare l’attenzione su una parte della mia domanda sull’ultima parola: “ESSERE”.

È normale - e lo avrei fatto anche io al tuo posto - rispondere con aspetti che vorresti ottenere che vorresti AVERE ma non è un caso se ti provo a far spostare l’attenzione sul verbo ESSERE ed è qualcosa che tornerà a tuo vantaggio, segui la puntata per scoprire cosa intendo.

Parto da una riflessione di un autore americano Zig Ziegler che sostiene:

Devi ESSERE prima di poter FARE e fare prima di poter AVERE

Questa citazione si basa su un paradigma , cioè un modo di pensare le cose, che è l’opposto a quello cui siamo comunemente abituate.

Di solito a proposito di miglioramenti, trasformazioni e cambiamenti siamo abituate a pensare che ottenendo qualcosa ci comporteremo in un certo modo e saremo così la persona che vogliamo essere.

Faccio l’esempio usando come riferimento la magrezza.

È comune pensare che se avessimo un corpo di una certa taglia e peso allora potremmo mangiare e vestirci come desideriamo ed essere belle, piacerci e di conseguenza essere più felici.

Possiamo riassumere dicendo che il nostro comune paradigma di pensiero è del tipo AVERE - FARE - ESSERE

Avere il corpo di un certo tipo, comportarci in un certo modo (fare) ed essere la persona che vorremmo essere… in questo caso piacerci di più.

Ma questo schema mentale -ormai vecchio che usiamo da anni e che non ha effettivamente portato risultati soddisfacenti nella nostra vita - andrebbe cambiato.

Il nuovo paradigma citato da Ziegler ESSERE - FARE - AVERE prevede un cambiamento di schema mentale e di presa

di responsabilità personale sulla propria vita significa capire che non sono le circostanze che viviamo a dover cambiare ma il come ci sentiamo, il nostro stato dell’essere.

Solitamente il nostro comune paradigma (avere - fare - essere) si concentra sul risultato: quando avrò il corpo che desidero allora farò certe cose e sarò soddisfatta della mia vita.

Il cambio di paradigma che si fa mettendo al primo posto l’ ESSERE e poi il FARE e alla fine l’AVERE (il risultato) significa potersi concentrare sul processo, su qualcosa che è maggiormente in nostro controllo rispetto al risultato finale, qualcosa su cui abbiamo il potere di agire passo passo.

In pratica significa chiedersi che persona dovrei ESSERE per fare le cose quindi le azioni che dovrei fare che mi porteranno ad avere quello che voglio avere. Vediamo meglio con un esempio: all'essere come identità desiderata mettiamo l'esempio dell'essere una persona CHE SI PIACE - CHE HA IL GUSTO DI PIACERSI, che è soddisfatta di come è e che in un’ottica di miglioramento continuo si dedica a migliorare se stessa. Qual è il comportamento (quali sono le azioni/abitudini - cioè il fare) allineate a questo tipo di essere?

UNA PERSONA CHE SI PIACE (identità desiderata- stato dell’essere)

Una persona che si piace è una persona che si prende cura di se (Mente-Corpo-Spirito),che si dedica attenzioni, una persona che si autovalorizza esteticamente in un’ottica di ben-essere, perché quando ci piace qualcosa siamo naturalmente predisposte a prendercene cura. È qualcuno che non si autosabota con un linguaggio disprezzante e sminuente, è una persona attiva fisicamente per il gusto di esserlo perché ha scelto di fare attività fisica in modalità che risponde a esigenze di piacere e ben-essere, di sentirsi bene e non di dover fare. Io lo chiamo muoversi di gusto perché se troviamo qualcosa che ci piace davvero fare per attivare il nostro corpo quotidianamente, settimanalmente allora è molto più probabile che continueremo a farlo.

Una persona che si piace è qualcuno che ha la libertà di mangiare con gusto, con piacere, che non ha sensi di colpa per quello che mangia perché mangia seguendo il principi della food armonia, della soddisfazione e non della restrizione e che lo fa assecondando il proprio bisogno di nutrimento ma anche di piacere perché è una persona in pace con il cibo e con il piatto in grado di ascoltare i propri segnali di fame, sazietà, soddisfazione e piacere.

Una persona che si piace anche sapendo i propri limiti e difetti e che è in grado di non soffermarsi solo su quelli ma di andare oltre.

Che abitudini ha questa persona?

Una persona così è qualcuno che prende appuntamento con se stessa per prendersi cura di sé in modo non negoziabile, che organizza il proprio tempo, che pianifica momenti per se stessa magari delegando qualcosa che prima faceva in prima persona. Che trova spazi per coltivare una migliore relazione con sé laddove non pensava di averne, magari si sveglia prima al mattino quando il resto della famiglia dorme.

È una persona che da valore al proprio tempo riuscendo ad avere una visione complessiva delle priorità e cercando di non essere re-attiva alla vita ma di anticipare la variabilità delle cose.

Ed il risultato l’AVERE finale del paradigma è quello di una persona che si guarda allo specchio e si sorride, che si piace che ottiene quindi un ben-essere che si vede fuori ma che sente anche da dentro.

Il risultato è frutto di ogni passo compiuto lungo il percorso volto nella direzione dell’identità desiderata scelta

ma soprattutto il risultato “l’AVERE” finale che si ottiene è qualcosa che non resta all’orizzonte di tutto il processo.

Chi coltiva la propria identità di persona che si piace di più” non arriva a piacersi di più solo alla fine di tutte le azioni individuate come utili a questo scopo, chi coltiva questo stato dell’essere si godrà il percorso ad ogni passaggio e potrà quindi vivere senza proiettare la propria felicità nel futuro.

Il nostro abituale paradigma avere fare essere è un paradigma che si basa sul risultato e che ci tiene in stand by fino al suo eventuale raggiungimento. In parole semplici significa mettersi a dieta e aspettarsi di piacersi solo se e solo quando si saranno persi tot kili.

Al contrario Essere-Fare-Avere è un approccio che si basa sul processo e vuol dire che si identificano azioni utili per piacersi di più quotidianamente e poterne trarre beneficio subito senza aspettare un eventuale risultato finale che non è detto che riusciremo a raggiungere nei termini che ci siamo date come aspettativa iniziale.

Il nostro essere desiderato, la persona cui puntiamo di essere inizia da subito a piacersi e si comporta di conseguenza, lo fa perché è dentro un circolo virtuoso di piacere, self care e autostima.

Il nostro essere desiderato si costruisce attraverso le abitudini, di veri e propri rituali che poi non sono altro che aggregati di abitudini azioni significative per quel tipo di stato dell’essere che desideriamo.

Vuol dire che se mi basta un filo di mascara per piacermi di più ogni giorno mi ricaverò anche solo 5 minuti per mettere il mascara e trarre soddisfazione da quel gesto nell’immediato. Questo non mi trasforma nella mia versione ideale e perfetta (che non è reale appunto) ma mi aiuta ad avere fiducia nella possibilità di piacermi sempre di più trovando cose su cui ho il potere di agire nel presente.

L’obiettivo in quest’ottica sta nel processo, nel percorso, nell’essere momento per momento quel tipo di persona, di farlo imperfettamente senza bloccarsi dalla mentalità perfezionista del tutto o niente. Senza aspettare dei pre-requisiti per darsi le giuste attenzioni e rispetto.

La mentanlità del tutto o niente ci porta a non metterci neanche quel filo di mascara perché pensiamo che serva un trucco perfetto per piacerci ma poi non è così. La mentalità perfezionista ci porta a pensare di dover perdere quei kili che pensiamo siano di troppo per comprarci qualcosa di nuovo che ci piace. Invece per essere di supporto alla nostra voglia di piacerci di più potrebbe essere maggiormente di valore comprarci un bel paio di pantaloni o vestito che si adatti bene a come siamo nel presente, che ci valorizzi e che ci faccia guardare allo specchio con un sorriso indipendentemente dalla taglia scritta sull’etichetta.

La nostra vita prende la forma che vogliamo attraverso le piccole azioni quotidiane allineate a chi vogliamo essere.

Il piacersi è il risultato delle nostre percezioni e le percezioni sono maggiormente legate sul lungo periodo all’essere più che all’avere.

Avvicinarmi ogni giorno di più a quella versione di me che ha più probabilità di piacersi

Significa raggiungere necessariamente una certa taglia? No

Significa entrare nel circolo virtuoso che di piacere cura e autostima che mi permetterà di tenermi il più l’onta possibile da quello vizioso a cui ero abituata di insoddisfazione disprezzo e sfiducia.

Vuol dire scegliere di coltivare e nutrire certi stati dell’essere che facciano davvero la differenza nella mia vita.

Come ad esempio:

Essere Leggera

Essere Attiva

Essere Curata

Essere Emotivamente intelligente

Essere Connessa ai miei segnali interni di fame e sazietà

Essere In Ascolto dei miei bisogni

Significa che mentre porto avanti queste abitudini e rituali posso accorgermi di cose che prima non consideravo.

Mi trucco in un certo modo vedo quanto mi piaccio.

Vorresti sentirti leggera senza il peso di continui sensi di colpa per non essere “abbastanza “ (brava, costante, in controllo)? allora potresti inserire l’abitudine di mangiare restando in ascolto dei segnali di fame e sazietà e imparare a riconoscere i vari tipi di fame per poter rispondere con il cibo solo quando effettivamente il bisogno iniziale è una fame che si soddisfa attraverso il cibo oppure magari avere una risposta diversa se si tratta di fame emotiva o fame degli occhi. Imparare i principi guida di quella che chiamo food armonia e che si basa du un approccio intuitivo e mindful all’alimentazione.

Vorresti non pre-occuparti di quanto e cosa mangerai oggi? puoi provare a sperimentarti la “puzzle cooking” e poi assemblare il puzzle di volta in volta. In sintesi consiste nell’avere una serie di alimenti pronti da assemblare perché magari li hai già cucinati preventivamente in multi quantità e poi assemblarli in base al gusto del momento senza sprechi di tempo e di energia mentale perché non parti a decidere cosa mangiare totalmente da zero.

Ve ne parlerò di sicuro meglio in uno dei prossimi episodi perché è una delle mie abitudini salva pranzo.

Per andare verso questo tipo di stati dell’essere desiderato queste mete di benessere il percorso che ci aspetta è fatto da tappe di abitudini e rituali che come dei mattoncini giorno dopo giorno creano il sentiero da percorrere e che ci porta nella direzione verso la quale vogliamo andare.

Consiste nel coltivare il nostro essere desiderato. Nutrirlo curarlo.

Creare tante micro connessioni con la persona che vogliamo essere.

Scegliendo di concentrare le energie e quindi i rituali sulle aree che più sentiamo abbiano il bisogno di essere nutrite.


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